Dal Cara di Mineo un ramoscello d’ulivo in un tempo complicato

22 Marzo 2016

Pubblicato da: Redazione
Oggi il mondo si è svegliato ancora con quel sapore metallico di paura e impotenza. L’aeroporto di Bruxelles è in fiamme, dalla metropolitana si ergono colonne di fumo nero, la gente è terrorizzata, ha paura, rimbalzano sui social network immagini, dolore, solidarietà, parole su parole, valanghe di opinioni. Ancora morti. Il terrorista sa che il […]

Oggi il mondo si è svegliato ancora con quel sapore metallico di paura e impotenza. L’aeroporto di Bruxelles è in fiamme, dalla metropolitana si ergono colonne di fumo nero, la gente è terrorizzata, ha paura, rimbalzano sui social network immagini, dolore, solidarietà, parole su parole, valanghe di opinioni. Ancora morti.

Il terrorista sa che il suo operato instilla la paura ed è la paura il nodo centrale, la paura che fa ragionare di meno, che costringe a cercare un nemico che non è mai quello giusto, la paura che allontana dalla Pace, la paura che l’islam sia tutto uguale e tutto terrorista, la paura che chi arriva dopo il viaggio della speranza fuggendo dalla guerra sia il nemico che fa saltare in aria la città e non lo straniero da accogliere per costruire le città del futuro.
Ed è proprio ieri, Domenica delle Palme, che al CARA. di Mineo, centro di accoglienza più grande d’Europa che abbiamo visto un pezzo della società del convivere che bisogna costruire.

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Più di settanta migranti che hanno aderito al movimento dei giovani per la pace della Comunità di Sant’Egidio, hanno pregato insieme e finita la preghiera sono andati a portare più di mille ramoscelli d’ulivo ai mussulmani che vivono lì che hanno condiviso insieme ai cristiani un momento così importante. Vivere in questo modo la Domenica delle palme significa lasciare un segno di dialogo e convivenza in un momento storico in cui il mondo vive la passione della guerra e del terrorismo che vuole il mondo sempre più diviso.

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La Pasqua che i giovani per la pace di Mineo si apprestano a vivere insieme a tanti giovani italiani, ci ricorda che dopo ogni grande dolore c’è sempre la resurrezione.

Lo ricordano le loro vite che dalla sofferenza dell’immigrazione e dal dolore del viaggio hanno trovato una gioia nuova per vivere con la Comunità di Sant’Egidio, aiutando tanti poveri insieme ai mussulmani. Costruendo ponti in un mondo spaventato in cui i professionisti della paura costruiscono muri nei cuori della gente. Ed i ponti sono intrecciati con i ramoscelli d’ulivo.

S.I.