#CorridoiUmanitari a Palermo: Una festa di Natale in anticipo

3 Dicembre 2016

Pubblicato da: Redazione
Tre famiglie di profughi siriani, giunte in Italia grazie ai corridoi umanitari attivati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, sono ospitate a Palermo. Oggi presso il salone del Centro Diaconale in via Giovanni Evangelista di Blasi a Palermo, la Comunità di Sant’Egidio ha presentato il […]

Tre famiglie di profughi siriani, giunte in Italia grazie ai corridoi umanitari attivati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, sono ospitate a Palermo.

Oggi presso il salone del Centro Diaconale in via Giovanni Evangelista di Blasi a Palermo, la Comunità di Sant’Egidio ha presentato il progetto dei corridoi umanitari e i percorsi di accoglienza e integrazione dedicati ai rifugiati per condividere questo straordinario progetto di integrazione e salvezza alla stampa e alla cittadinanza tutta.

Due nuclei familiari riceveranno l’ospitalità dal centro Diaconale La Noce, mentre uno sarà accolto, dopo un periodo iniziale a Palermo presso la Comunità di Sant’Egidio, dalla Associazione La Commenda Solart Onlus di Polizzi Generosa.

 

 

Di Seguito un estratto dell’intervento di Renzo Messina della Comunità di Sant’Egidio alla conferenza stampa di presentazione:

 

Ricordate la foto del piccolo Aylan? A inizio del 2016 fece il giro del mondo la foto del bambino siriano, di appena tre anni, che fuggiva dalla guerra in Siria, insieme alla sua famiglia. Il corpicino di Aylan venne ritrovato su una spiaggia della Turchia.

Era uno dei tanti bambini che, pur avendone diritto, secondo le leggi internazionali, non aveva potuto trovare rifugio  e chiedere asilo in Europa in modo sicuro, ma aveva dovuto affrontare i viaggi della morte sui barconi. Solo nel 2016 abbiamo contato 3654 morti nel Mediterraneo con un’altissima percentuale di bambini come il piccolo Aylan

Internet e le televisioni ci consentono di vedere tutto, ma sembra che tutti siamo impotenti di fronte a quanto accade. Siamo informati di tutto, ma pensiamo di non poter fare nulla. È quella che Papa Francesco, a Lampedusa, ha chiamato la globalizzazione dell’indifferenza.

Di fronte a questa e ad altre immagini simili, non abbiamo voluto voltarci dall’altra parte, ma abbiamo pensato che il destino di Aylan e di tanti altri uomini, donne e bambini come lui ci riguardasse. Si puo’ scrivere una storia diversa, una storia nuova più umana.

Parte cosi nel corso del 2016  il progetto  dei “corridoi umanitari”.

Si tratta di un progetto pilota, il primo del genere in Europa, frutto di un Protocollo d’intesa sottoscritto da:

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie;

Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione;

Comunità di Sant’Egidio; Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia; Tavola Valdese.

Il progetto dei corridoi umanitari ha obiettivi semplici ma ambiziosi:

 

  • evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, impedendo lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre;

 

  • concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo (tecnicamente si tratta di un visto con validità territoriale limitatata, ai sensi dell’art. 25 del Regolamento europeo sui visti (CE), che prevede per uno Stato membro la possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali);

 

  • consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.

 

Al momento è previsto l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di due anni, di mille profughi, 600 dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra), 150 dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsahariani interessati da guerre civili e violenza diffusa) e 250 dall’Etiopia (eritrei, somali e sudanesi).

La selezione e il rilascio dei visti umanitari avviene su questa base: le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei paesi interessati dal progetto o segnalazioni fornite da attori locali predispongono una lista di potenziali beneficiari.

Ogni segnalazione viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane.

L’azione umanitaria si rivolge a tutte le persone in condizioni di vulnerabilità, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica; le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane dei Paesi coinvolti per permettere il controllo da parte del Ministero dell’Interno; infine, i consolati italiani nei paesi interessati rilasciano i visti.

 

Una volta arrivati in Italia i profughi non solo sono accolti, ma viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori ed altre iniziative.

In questa prospettiva viene loro consegnata una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua, (dal 4 dicembre vederemo se bisognerà aggiornare il testo o va bene quello attuale)

L’iniziativa è totalmente finanziata dalla Tavola valdese, grazie a fondi dell’otto x mille e da donazioni private pervenute tramite la comunità di sant’Egidio.

Mille persone, anzi 1500 perche proprio in questi giorni si stanno firmando gli accordi per ulteriori 500 visti, possono sembrare pochi, di fronte alle migliaia che muoiono in mare, ma si tratta appunto di un progetto pilota, un esempio anche per altri stati. Sono corridoi non sono autostrade, potremmo dire a misura domestica ma ricchi di umanità che salva.

 

 

“Mille (1500) persone è la cifra da cui partire per ridare un’anima all’Europa. Mille che saranno salvati, mille che non dovranno giocare al gioco della morte, tra le onde del Mediterraneo, per approdare alla salvezza per la loro vita e per quella delle loro famiglie”, oggi dalla Sicilia questo messaggio rimbalza in tutto il mondo.

Un’alternativa esiste ed è qui presente e visibile.

 

In questa  città di Palermo- che si è abituata agli sguardi terrorizzati di chi arriva scendendo dalle navi dopo essere stato letteralmente raccolte tra le onde del Mediterraneo (e questi sono i fortunati sopravissuti perchè tanti arrivano purtroppo per essere deposti in una bara). – in questi giorni abbiamo sostituito questi guardi terrorizzati con quelli pieni di gioia e di speranza di chi scende dalla scaletta di un aereo senza rischi, con i figli in braccio e con degli amici che li accolgono con un mazzo di fiori e le caramelle

 

Tutto questo è già realtà si è realizzato ieri e l’altro ieri a Punta Raisi e non al molo Santa Lucia, con le tre famiglie che sono oggi qui con noi  provenienti dalle province siriane devastate dalla guerra, una di questa costretta a scappare perchè di religione cristiana in un territorio occupato dall’Isis.

 

Bushra, è qui insieme al marito e ai suoi 4 bambini, fuggiti da un villaggio vicino Hassakèh due mesi fa, insieme ad altri 200 cristiani assiri, poco prima che il villaggio venisse occupato dall’Isis. “Ora finalmente posso stare tranquilla e sperare in un futuro bello per i miei bambini” ha detto Bushra commossa appena ha messo piede in Italia.

Con la sua famiglia tra qualche giorno si trasferirà a Polizzi Generosa dove stanno preparando una casa tutta per loro, ma su questo non aggiungo altro perchè c’e qui con noi la dottoressa Angela Madonia che tra un po’ ci racconterà tutto.

Si è appena concluso il giubileo della misericordia, il tempo della chiesa ci proietta subito nel tempo di Natale. Quest’anno in Sicilia si sta festeggiando un Natale ecumenico (chiesa valdese, comunità di sant’egidio, cristiani ortodossi) che non necessita l’attesa del 25 dicembre per trovare il suo compimento perchè è già iniziato all’aeroporto di Punta Raisi in questi giorni. I corridoi umanitari sono già una festa di Natale perchè sono corridoi attraversati dalla gioia e dalla speranza esattamente come avvenne in una grotta di Betlemme circa 2000 anni fa.